Da Rusticus: Contadino, la caratteristica più evidente per Gabriele Rosa che a fine 800 riscrisse la toponomastica iseana. Esistevano infatti, a fine anni 50, due case contadine con relative stalle: quella dei “Masirì” e quella dei Rosai (Stefini). In realtà questa via, che collega “el Dom”(la battigia, l’argine), con il Sombrico (Summus vicus, la parte alta del paese), contiene la millenaria storia di Iseo, dall’alto medioevo, con i suoi Principi, Principesse e l’immancabile mostro (condom minium); scopriamo insieme questo gioiello partendo dal Dom. Si entra tra due torri medievali, caratterizzate dal un bel Concio (pietra) lavorato. Queste torri furono unite da uno splendido arco a volto, anche se brutalmente (vedi la mezza finestra), durante la dominazione veneta. La torre della sinistra della “mezza finestra”, intatta nella sua forma originale, conserva al primo piano un soffitto in legno, decorato con formelle (pannelli in legno dipinti con figura)lascito di una ristrutturazione del 1500. Dopo questa, altre due torri sulla sinistra: “l’americana”, con un portale ad architrave tra due porte su una delle quali è incisa la data di una ristrutturazione: 1492. Segue la “Tor del Sindec” la meno conservata, anzi, riscoperta durante l’ultimo rigoroso intervento urbanistico. Di fronte una casa contadina, la “Curt dei Masirì”, con l’ampio portale per i carri e le basse finestrelle che davano luce alle stalle. All’interno del cortile una cascina ristrutturata ma intatta
nella sua forma originale: la stalla, il portico, la loggia, l’abitazione del “masér” e il cortile dove si batteva il grano. Dopo la “Tor del Sindec”, esisteva un brolo (orto-giardino), una casa con la tipica loggia: tutto scomparso durante il genocidio urbanistico anni 60/70. Per fortuna ci rincuora un altro gioiellino: un volto che unisce i resti di due torri. A sinistra la torre “della bottega”, dove si può notare la forma di una vetrina medievale, a destra la torre “del portone” con un portale in “medol”, pietra locale, riempito di pietre, forse per sostenere meglio il volto. Uscendo troviamo di fronte un affresco (quasi scomparso) di grandi dimensioni. Qui mi fermo perché ci troviamo già in via Sombrico e la casa affrescata è il “Palàs Reàl”. Tutto quanto riportato non è frutto di una rigorosa ricerca scientifica; sono solo sensazioni di chi ama riscoprire il proprio paese.Tu chiamale se vuoi emozioni.
(Flam)
nella sua forma originale: la stalla, il portico, la loggia, l’abitazione del “masér” e il cortile dove si batteva il grano. Dopo la “Tor del Sindec”, esisteva un brolo (orto-giardino), una casa con la tipica loggia: tutto scomparso durante il genocidio urbanistico anni 60/70. Per fortuna ci rincuora un altro gioiellino: un volto che unisce i resti di due torri. A sinistra la torre “della bottega”, dove si può notare la forma di una vetrina medievale, a destra la torre “del portone” con un portale in “medol”, pietra locale, riempito di pietre, forse per sostenere meglio il volto. Uscendo troviamo di fronte un affresco (quasi scomparso) di grandi dimensioni. Qui mi fermo perché ci troviamo già in via Sombrico e la casa affrescata è il “Palàs Reàl”. Tutto quanto riportato non è frutto di una rigorosa ricerca scientifica; sono solo sensazioni di chi ama riscoprire il proprio paese.Tu chiamale se vuoi emozioni.
(Flam)